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Lo scontro dei titani è una miniera di episodi, è un conto che il Sudafrica chiude con gli irlandesi: tre sconfitte negli ultimi tre contatti. Ora vincono loro, 27-20 in fondo a un match duro e una mezz’ora finale ricca e drammatica.
La apre Rassie Erasmus spedendo in campo sei avanti: prima e seconda linea nuove, più Van Staden in terza. Lo Stregone colpisce ancora. Un paio di minuti dopo, l’Irlanda ha la meglio in una controruck e Casey allunga la palla a Lowe che vola sino in fondo. Meta memorabile, segnata in una delle tane degli Springboks, il Loftus Versfeld di Pretoria pieno zeppo. Sarebbe 13 pari ma Pearce chiede assistenza al Tmo e vedendo e rivedendo si accorgono di un ginocchio a terra di un irlandese. Niente meta. I verdi non si smontano, attaccano e il piccolo Casey, travolto dal gigantesco Snyman, va a terra picchiando il capo, Rimane esanime. Lungo stop prima che la barella motorizzata lo porti fuori. Il mediano alza un braccio e saluta.

 

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Lowe fa e disfa: vuol tenere in campo un calcio di Pollard e combina un pasticcio. Kolbe è un falco: brucia Murray con una spaccata volante e va in meta. Anche qui accurato esame dei mezzi tecnologici. Non è ben chiaro se Lowe abbia i piedi fuori quando rimette l’ovale sul prato ma la prima decisione di Pearce è quella buona: meta. Il tempo corre ma la partita ha deciso di non finire: da un ricamo di passaggi stretti Murray trova la strada per andare in mezzo ai pali: 20-15.
Ormai di sabbia nella clessidra ne rimane poca: la mischia Springbok divora i cinque metri che le separano dalla linea irlandese: meta di punizione e partita finita? No, perché Doris discute a lungo con Pearce (è sicuro di aver schiacciato, almeno per un attimo) ma l’arbitro non ci sente e perché Lowe, croce e delizia riesce a offrire a Baird una palla in uno stretto corridoio, percorso sino in fondo: 27-20 quando manca ancora un piccolo minuto che non darà altri scossoni.
Prima cos’era accaduto? La prima contro la seconda, i campioni del mondo e quelli del 6 Nazioni, i verdi cupo contro i verdi erba: l’ultima volta, nella fase a giorni della Coppa del Mondo, hanno avuto la meglio gli isolani e gli Springboks non hanno dimenticato né gradito.
Un offload di du Toit con Kolisi in sostegno (Foto Springboks.Rugby)
I sudafricani hanno in mezzo al campo due uomini forti e duttili, Kriel e De Allende, che creano difficoltà anche a un muro di pietra come Aki, ed è proprio Kriel a organizzare, dopo 2’, la prima scorreria creando superiorità al largo. Palla a Kolisi e dal capitano alla freccia Arendse che si libera con uno scarto secco e micidiale del giovane Osborne, sostituto di Keenan.
E’ un diretto al mondo agli esordi della prima ripresa. E l’irlanda risponde scatenando la cavalleria pesante: Doris e Beirne riescono a trovare piccole brecce, tamponate dagli avanti Springboks. Segni di vitalità anche in mischia ordinata: specie Malherbe soffre contro Furlong. C’è, nei sudafricani, il desiderio di muovere il pallone, obiettivo cercato e trovato grazie al dinamismo dei suoi giganti: la corsa di Du Toit che serve Kolbe è un segno e un esempio. Pollard, prima di entrare in una parentesi buia e di smarrire la mira, allunga sino al 13-3 e Crawley, erede di Sexton, butta tre punti elementari. La partita sembra aver imboccato una strada.
Quando finalmente l’Irlanda decide di smettere di picchiare al portone e di andare al largo trova la strada giusta: Sheehan inventa un passaggio dietro la schiena per Lowe, che ha passato mezz’ora a dare una mano dietro: un altro numero di alta scuola, sottomano, mentre viene scaraventato fuori, per Osborne che segna alla bandiera. Per l’esordiente un momento che non dimenticherà. Il caleidoscopio del secondo tempo sta per far ruotare tutte le sue pietruzze colorate.
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