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Al luogo natale di Franco Smith, Lichtenburg, Rudyard Kipling ha dedicato una poesia in memoria del tempo feroce della guerra anglo-boera. Dopo aver espugnato Pretoria (vecchio termine, ma quando ci vuole, ci viole…), anche Franco (in realtà Petrus Francois) meriterebbe un’ode: vincere al Loftus Versfeld, pieno zeppo di tifo caldo per i Bulls, è un’impresa che gli merita un’eterna gratitudine dai Guerrieri di Glasgow che aspettavano un giorno simile da nove anni.

Smith se n’è andato dall’Italia con numeri impressionanti (qualcuno dice catastrofici) e con una fama di integralista che ignorava le sottigliezze, di uomo dalla fede così profonda da non tollerare il volo di una bestemmia.

Ai giocatori di Glasgow ha trasmesso la fibra forte del suo carattere di sudafricano del Nord Ovest che non si arrende di fronte alle sfide più difficili. E così è andato a Limerick, nel Thomond Park tutto rosso e fremente e se n’è andato da vincitore inoltrandosi nell’ultima missione, la più difficile.

C’è stata molta sofferenza: le cariche dei Bulls, la potenza della mischia potevano far vacillare chiunque e anche i Warriors hanno vacillato, ma non hanno mai imboccato la strada della rotta, riuscendo a cercare e a trovare spazi. Una specie di prova generale di quello che sarebbe accaduto nel secondo tempo quando lo scenario si sarebbe rovesciato e l’occupazione della metà campo dei Bulls sarebbe diventata realtà.

C’è stato un momento che deve aver dato gioia a Franco, spianato quel suo volto duro, altero, ed è stato quando il drive è diventato superdrive e al tempo stesso, cavallo di Troia, testa di ponte per la meta di Turner. Vincere in Sudafrica usando l’arma della maul avanzante non è permesso a molti. In più i suoi hanno voluto sferruzzare anche il ricamo finale di magnifici passaggi in velocità per un atterraggio morbido nell’area di meta della squadra del Gauteng, già Transvaal.

Kyle Steyn, sudafricano-scozzese, ha detto che il Madiba ha posato una mano sulla loro testa. Kyle aveva un anno e mezzo il giorno della finale Johannesburg, quella di Invictus. Franco ne aveva 23 e i suoi ricordi sono più precisi, nitidi. Ora alla galleria dei giorni lieti può aggiungere questo. Una data che rimarrà anche per Andrea Piardi, destinato a governare sfide totali: nel 2027 avrà 35 anni.

Nella foto del titolo la premiazione al Loftus Versfeld di Pretoria ( Credit ©INPHO/Ben Brady)

Bulls vs Glasgow Warriors 16 -21 (primo tempo 7-13)

Bulls

Meta: van Staden (25′); trasformazione: Goosen (26′); cp: Goosen (2′, 15′, 52′)

Glasgow Warriors 

Mete: Cummings (41′), Turner (54′), Jones (63′; trasformazioni: Horne (43′, 55′, 65′)

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