Tornano i Lupi a Roma e fanno sognare l’arrivo nella capitale di una franchigia da far partecipare all’United Rugby Championship, magari a fianco di Zebre e Benetton. Intanto, però, piedi per terra e politica dei piccoli passi. Due mesi fa i Lupi Rugby Club, oggi presieduti da Franco Gargiulo, hanno ceduto l’uso esclusivo del nome al Comitato regionale laziale della Fir. Un passaggio decisivo che ha permesso al presidente Maurizio Amedei di far partire un progetto che per ora riguarda solo i club di serie A Elite e serie A del Lazio (Fiamme Oro, Civitavecchia, Roma Olimpic, Capitolina, Lazio, Villa Pamphili, Primavera). “E’ un lavoro che ha coinvolto tutto il movimento romano e laziale – dice Amedei – partiamo dalla base, dal desiderio di disegnare un’identità precisa. Le nostre società formano ogni anno ottimi atleti che però non trovano qui sbocco alle proprie aspettative di giocare ad alto livello, così sono costretti ad andare a giocare altrove. I Lupi possono essere la risposta a questo desiderio, intanto tornando all’organizzazione di partite internazionali a Roma e all’estero”.
Nati nel 1977 i Lupi erano allora un club a invito per i migliori giocatori del centro-sud. Fra il 1978 e il 1997 hanno disputato 23 incontri vincendone 17, e l’ultimo, l’11 giugno del 1997, battendo per 37-5 nientemeno che i Barbarians. Le selezioni giovanili Under 19 e Under 21, poi, misero in palmares la vittoria sul Galles (U19) e quella, storica, sulla Nuova Zelanda (U21). “Quando nacquero i Lupi rispondevano alla fame di confronti internazionali del rugby italiano – dice Antonio Luisi, vicepresidente Fir – poi, quando nel 1987 è nata la Coppa del Mondo e, nel 2000, l’Italia è entrata nel Sei Nazioni, il calendario internazionale si è fatto più fitto e il progetto è stato accantonato. Oggi siamo di fronte a un movimento in continua evoluzione e i Lupi possono coprire uno spazio importante. La Fir sosterrà questo progetto”. “Dicevano che i club romani non possono trovare un accordo – dice ancora Amedei – noi abbiamo dimostrato il contrario”. Sembrerebbe la strada giusta per pensare a una franchigia, magari ampliando al centro e al sud la partecipazione dei giocatori, come era negli anni 70. “Io quella parola non l’ho pronunciata con intenzione. Intanto piccoli passi, incontri internazionali, poi se le cose maturano anche un progetto più in grande. Perché no?”, ancora Amedei.
Il primo impegno dei Lupi sarà l’8 giugno a Madrid, con la partecipazione al Trofeo Orsi. Le altre squadre saranno i Cisneros dell’Università di Madrid, la squadra del Liceo Francese di Madrid, e la prima classificata della Division de Honor spagnola. 23 i giocatori romani che partiranno per la Spagna, invitati dall’Ambasciata italiana, agli ordini dei tecnici Daniele Montella e Alfredo De Angelis.
Per sperare di arrivare a una franchigia servono impianti e soldi. L’ultima partita, quella con i Barbarians, i Lupi la giocarono al Flaminio. Passi davanti allo stadio che fu la culla del Sei Nazioni e ti si stringe il cuore. Verrà mai riaperto? “Intanto vorrei che si sfatasse un mito: non è vero che la famiglia Nervi può mettere veti al restauro dello stadio, al suo rinnovamento. Non si pone proprio la questione – dice l’assessore allo Sport del Comune di Roma Alessandro Onorato – ho visto il progetto del presidente della Lazio, Lotito, se lo presenterà faremo la conferenza di servizi per analizzarlo, se la Federugby presenterà un suo progetto analizzeremo anche quello. Ma mi sembra che il Flaminio sia come la protagonista di quella storiella quella che tutti vogliono e nessuno piglia”. Poi parla dello stadio ideale che certo è coperto e multiuso (eventi sportivi, ma anche musicali, centro commerciale). Per sognare la franchigia c’è anche da trovare i soldi, ma qui le notizie sono più rosee. “Oltre a far crescere la selezione dal punto di vista tecnico – dice ancora Maurizio Amedei – l’obiettivo è avvicinare il mondo imprenditoriale”. Intanto sui calzoncini dei Lupi ci saranno due sponsor non da poco, la Bizzaglia, azienda leader nello smaltimento dei rifiuti ospedalieri, e la ADJ, brand italiano di prodotti per l’informatica.
Nella foto di apertura gli avanti dei Lupi impegnati contro la Lazio in allenamento all’Acqua Acetosa sotto lo sguardo dell’allenatore Daniele Montella (Foto Angelica Agosta/AllRugby)