Era considerato l’interprete massimo del French Flair André Boniface, scomparso l’8 aprile all’età di 89 anni. Aveva fatto la sua prima di 48 apparizioni internazionali nel 1954 e concluse la carriera nel ’66. In quel periodo, la Francia vinse il Cinque Nazioni per quattro volte. “Sembrava che fosse scelto dal destino per cristallizzare i conflitti del rugby francese, amato dalla stampa e dal pubblico, ma diffidato dai selezionatori”, scrisse di lui Midi-Olympique. Andrè guidò anche il suo club locale Mont-de-Marsan all’unico titolo di Francia nel 1963, segnando un calcio di punizione e un drop nel match vinto 9-6 contro il Dax. Nato il 14 agosto 1934, André Boniface era cresciuto nel sud-ovest della Francia, follemente appassionato di rugby, giocando prima nel Dax e poi unendosi ai loro rivali Mont-de-Marsan all’età di soli 17 anni. Fece il suo debutto con la maglia dei Coqs all’età di 19 anni nel 1954, quando la Francia condivise il titolo del Cinque Nazioni con Inghilterra e Galles. Un mese dopo, la sua seconda presenza coincise con la prima vittoria della Francia contro la Nuova Zelanda
Il fratello Guy (a sinistra nella foto) affiancò André (a destra) in nazionale 1960. Nei successivi sei anni, giocarono in 24 delle 26 partite del Cinque Nazioni, facendo coppia ai centri in 10 di esse: ‘i fratelli Bonì” massima espressione dell’epoca del rugby francese. Così raccontava Georges Coste a Giacomo Bagnasco, qualche tempo fa: “A Perpignan con la prima squadra eravamo in due mediani di mischia. E allora l’allenatore ci alternava e chi non aveva la maglia numero nove giocava centro. Proprio in quel ruolo, una volta, mi sono trovato di fronte i fratelli Boniface, André e Guy, del Mont-de-Marsan, coppia di centri di classe mondiale. Mi hanno gonfiato d’aria, perché mi scappavano sempre. André, in particolare, era un genio. Partiva lento e scartava di lato. Pensavo di arrivare in tempo per dargli una “martellata”, lui accelerava e TSCHUMM, mi lasciava lì”.
“Quando Guy morì (in un incidente stradale, a soli 30 anni) la coppia divenne mitica, emblema di talento perduto e martirio del rugby”, scrisse uno dei grandi cantori del rugby francese Daniel Herrero. La loro migliore prestazione avvenne a Parigi nel 1965 quando giocarono contro il Galles, che aveva già vinto la Triple Crown, nell’ultima partita della stagione. André fece la partita della svita mentre Guy segnò due delle sei mete della Francia che si impose con 22-13.
“Le più belle azioni di gioco che facevo con mio fratello non erano pianificate – diceva André Boniface – Venivano per istinto. C’era molta improvvisazione. Il nostro spirito veniva da lì e questo dispiaceva a quelli che volevano chiuderci in idee preconcette – aggiungeva, insistendo sul fatto che – lo stile derivava però dal duro lavoro, non dalla casualità”. Diceva che il passaggio era “una preoccupazione quotidiana, come le scale di un pianista”.
Nel 2011, André è stato inserito nella Hall of Fame di World Rugby.