Oltre la mischia niente. L’Italia dei giovani cade nella trappola dell’Arms Park, si lascia trascinare nel rugby brutto e cattivo tanto caro al Galles, domina con eccessiva prepotenza un primo tempo in cui la colonna sonora è scandita dai fischi di Ruben Keane (alla fine saranno 36 i calci di punizione, 18 per parte, un’enormità) e dal dominio monodimensionale della mischia azzurra. Si parte e dopo un quarto d’ora di spinte e gioco interrotto dall’incapacità dei padroni di casa di arginare l’arroganza della prima linea d’Italia, lo spartito della gara sembra scritto: calcio piazzato di Pucciariello per muovere il punteggio, meta di forza di Gallorini che sigilla l’ennesima avanzata travolgente dei suoi. Si va avanti senza pathos, il Galles è in trincea, l’Italia incapace di uscire dal limite tracciato da una superiorità quasi eccessiva del pack, troppo semplice per avere un seguito. Ci si adagia sulla forza dei muscoli, non c’è un’illuminazione nel gioco, un cambio di passo, un’azione strutturata. Mischia e sportellate, per un tempo infinito che approda a una inevitabile meta di punizione che vale, con troppo ritardo sul dovuto, il giallo al pilone Josh Morse. Si va al riposo (0-15) con l’uomo in più e la convinzione che manchi poco più di un passo per regalarsi quel terzo posto nel Torneo di categoria che sa di continuità e potrebbe chiudere in bellezza un ciclo. Ingiustificabile peccato di giovane presunzione.
Si riprende e si respira un’aria nuova, l’Italia non c’è più, persa dietro ai suoi pensieri di presunta grande. Il secondo tempo è un lungo incubo, il Galles fa il Galles, si ancora alle poche cose buone che sa fare, touche bella e concreta, aggressività, drive inarrestabile. Gli azzurri vanno in tilt, smarriscono la via del gioco, perdono il dominio in mischia e non hanno altre opzioni cui aggrapparsi. Dopo 8′ Mirenzi fa crollare una maul avanzante dei Dragoni, giallo inevitabile, inferiorità numerica che in un amen diventa inferiorità psicologica. C’è solo Galles in campo e complice una difesa in perenne affanno, senza sincronismi e con sole iniziative individuali ad arginare le folate altrui che diventano uragano, le mete in fotocopia di Henry Thomas e Reddall da driving maul disegnano un incubo che sta per concretizzarsi. Il Galles di colpo si scopre con un diavolo in corpo, intuisce che dall’altra parte non c’è più un’idea di gioco che sia una e affonda il colpo. Alla fine sono 4 le mete e 27 i punti arrivati in poco più di mezz’ora, l’Italia è smarrita, la partita persa (27-15). Nelle attese doveva essere il più bel Sei Nazioni di sempre e si trasforma in una triste, strana, incomprensibile incompiuta. Il Galles U20, nel Sei Nazioni, non vinceva con l’Italia dal 2021, lo ha fatto in una serata di gioco antico, sporco, caratterizzato da troppa indisciplina. A questa età anche una sconfitta senza appello si può trasformare in un’esperienza di cui far tesoro. Di più, questa sera, proprio non possiamo fare.
Nella foto di apertura il numero 8 Morgan Morse, trascinatore della mischia gallese (foto Wru)
Galles U20 v Italia U20 27-15 (primo 0-15)
Galles U20: Young; Anderson (39- 45’ Morris, 47’ Stone), Evans, Page, Boschoff; Ford (76’ Price), Lewis (61’ Davies); M. Morse (76’ Cannon), Beddall, De La Rua; Thomas, Green (49’ Thomas); Hire (50’ Scott), Wood (43’ Thomas), J. Morse (50’ Morris). all. Richard Whiffin
Italia U20: Belloni; Scalabrin, Zanandrea, Bozzo, Elettri (76’ Imberti); Pucciariello, Casilio (70’ Jimenez); Botturi, Bellucci, Zucconi; Gritti, Mirenzi (56’ Midena) Gallorini (45’ Ascari), Siciliano (60’ Gasperini), Pisani. all. Massimo Brunello
arb: Keane (RA)
Marcatori: 3’ cp. Pucciariello; 15’ meta Gallorini; 36’ meta di punizione Italia; s.t. 46’ meta Thomas; 19’ meta Beddall tr. Ford; 67’ meta Stone tr. Ford; 71’ meta Young, 76’ cp. Ford
Cartellini gialli: 36’ Giallo J.Morse; 42’ Mirenzi