Difficile convivere con la novità, adesso siamo tutti un po’ confusi, in una settimana le nostre abitudini di eterni disillusi vengono ribaltate, bravi come eravamo a esaltarci per le imprese di un giorno, sapendo che poi si sarebbe tornati alla triste normalità. E così usciamo frastornati dal Principality Stadium, perché sotto al tetto del tempio consacrato al rugby si potrebbe essere rivelata la nuova dimensione dell’Italia, bella e concreta, paziente e tranquilla, precisa e spietata.
No, oggi non possono aver voce i lamenti di chi si aggrappa all’attuale inconsistenza del Galles, non sono accettabili: noi siamo l’Italia, quella degli 8 cucchiai di legno consecutivi, delle 36 sconfitte di fila, del crollo al Mondiale in Francia, delle vittorie splendenti, lampi senza seguito. Loro sono il Galles e non arrivavano ultimi nel Torneo dal 2003. Ha vinto l’Italia, dopo aver pareggiato in Francia e essersi regalata un pomeriggio da sogno all’Olimpico contro la Scozia. Siamo finiti dentro a una nuova era? Chissà, ma un’Italia così noi mai l’avevamo vista.
Gonzalo Quesada lo aveva spiegato in tutti i modi, aveva paura dell’ambiente, della tradizione, dello stadio, dell’animo gallese. Aveva paura dei suoi, della festa smaltita con difficoltà, della sbornia di emozioni, della mancata abitudine alla continuità. Ha agito più sulle teste che sulla tattica, ha costruito la vittoria che ci regala il più bel Sei Nazioni di sempre stendendo la squadra sul lettino dell’analista, costruendo quell’autostima che in campo è diventata tranquillità, precisione, difesa perfetta e spietata, rilanci di gioco mortiferi.
Un primo tempo così, a Cardiff, entra di diritto nella storia del nostro rugby: il Galles sembra quello vestito d’azzurro tanta è la superiorità, Brex (al secondo premio consecutivo di uomo del match) dirige la sua trincea con tranquillità, tira placcaggi dominanti (12) per diventare una tagliola per ogni uomo che indossi una maglia rossa e quando intravede l’occasione diventa l’ideatore di ogni rilancio di gioco: dopo i due piazzati di Garbisi (6-0) figli della maestria nel breakdown di Fischetti prima, Lamaro poi, è proprio il gaucho di Treviso a mettere in moto le gambe di Menoncello. Di colpo la miccia è incendiata, i fuochi di artificio nella prateria li fa detonare Ioane con un’accelerazione delle sue. Millennium in imbarazzo, il silenzio è azzurro.
Michele Lamaro dà l’esempio di capitano, è onnipresente in difesa (21 placcaggi), chirurgico nel rallentare ogni punto d’incontro in giro per il campo, una terza linea vecchio stampo entrato, insieme con la squadra, in una nuova dimensione. E Ruzza questa volta fa l’architetto della touche senza sbagliare un colpo, Negri e Lorenzo Cannone placcano e corrono che è un piacere. Si va al riposo (11-0) che non sembra vero, perché siamo a Cardiff, è bene ricordarlo.
La furia del Galles si fa viva in avvio di ripresa, il terrore di doversi sorbire un copione conosciuto fa capolino, ma poi ci pensa Brex, sempre lui, a rilanciare l’azione con uno di quei no look che gli piacciono tanto: Ioane è messo nello spazio giusto, attira la difesa e libera la corsa pazza di Pani che fa dimenticare Capuozzo e con un cambio di passo a doppia velocità fa intrecciare le gambe a tre, leggasi tre, difensori gallesi. Meta nel momento più difficile, la nuova Italia è anche questo.
L’orgoglio di casa non si placa, adesso il Galles è una furia senza controllo, forza i tempi, ribalta qualche mischia, vince la guerra delle sportellate e sconfina in meta con Dee. I bardi ritrovano fiato, si canta per alimentare la rimonta. E no, un fuorigioco punito dalla piazzola da Garbisi e un’eccezionale tenuto dello stesso Garbisi, trasformato in punti da lontano da quell’arma tattica che è diventato Page-Relo, tengono a distanza il pericolo dei padroni di casa. Il più bel Sei Nazioni di sempre è confezionato e non lo rovinano certo le due mete a tempo scaduto (Rowlands e Grady) che rendono il punteggio meno imbarazzante per i gallesi. Perché questo è il Galles e sa cosa vuol dire onorare il gioco. L’Italia ha vinto qui, mai le era capitato di uscire imbattuta per tre partite di fila in un quarto di secolo di Sei Nazioni. Forse è vero, siamo finiti dentro a una nuova era. È difficile, ma dobbiamo abituarci alla splendida novità.
nella foto di apertura la meta di Ioane al 20′ del primo tempo (foto Ryan Hiscott/Federugby via Getty Images)
Galles v Italia 21-24 (0-11)
Galles: Winnett; Adams, North, Tompkins (48’ Grady), Dyer; Costelow (73’ I.Lloyd), Williams (63’ Hardy); Wainwright, Reffell, Mann; Beard (52’ Rowlands), Jenkins, Lewis (73’ O’Connor); Dee (73’ E.Lloyd), Thomas (73’ Mathias)
all. Warren Gatland
Italia: Pani; Lynagh, Brex, Menoncello, Ioane (75’ Marin); Garbisi, Varney (51’ Page-Relo); L.Cannone (51’ Vintcent), Lamaro, Negri (20’ Zuliani); Ruzza, N.Cannone (75’ Favretto); Ferrari (51’ Zilocchi), Nicotera (30’-40’ Lucchesi; 58’ Lucchesi), Fischetti (58’ Spagnolo)
all. Gonzalo Quesada
arb: Mathieu Raynal (FFR)
Marcatori: 6’ cp. Garbisi; 13’ cp Garbisi; 20’ meta Ioane; secondo tempo: 46′. meta Pani tr. Garbisi; 24’ meta Dee tr. Costelow; 71’ cp. Garbisi; 73’ cp. Page-Relo; 79’ meta Rowlands tr. I.Lloyd; 82’ meta Grady tr. I.Lloyd