Il messaggio che esce dal Six Nations Disciplinary Committee dopo la squalifica di Sarah Beclett per tre giornate è molto chiaro: se procuri alla tua avversaria un danno che la terrà lontana dal campo, se tutto va bene, per cinque mesi puoi cavartela con una pena di tre settimane. Ma se dai un morsino dalle conseguenze invisibili alla manina di un’avversaria che ti ha messo la suddetta manina sul muso in una ruck, allora prendi sei mesi (ogni riferimento a Sara Tounesi è puramente casuale). Comitati come questo dovrebbero essere citati da World Rugby “for bringing the game in disrepute”; altro che Rassie Erasmus….
Fatto sta che così è andata: la leggiadra fanciulla inglese, di fronte alla commissione di disciplina ha ribadito la convinzione che il crocodile roll con cui ha mandato all’ospedale la Sillari non meritasse un cartellino rosso. A sua parziale discolpa si può ipotizzare che sia stata supportata nel suo convincimento dal suo head coach John Mitchell. Nella conferenza stampa postpartita il suddetto ha speso numerose parole per giustificare la sua pupilla: Beckett non avrebbe avuto altra scelta in quanto l’avversaria sarebbe stata sdraiata in posizione irregolare sopra la Aldcroft (“flat like a pancake” la sua espressione). Si potrebbe supporre che la scarsa dimestichezza di vari anglosassoni con la cucina abbia indotto Mitchell in confusione; l’osservazione sarebbe però ingenerosa in quanto le commentatrici della BBC, sia dal campo che in studio, hanno riconosciuto senza problemi che l’espulsione era pienamente giustificata.
Il problema resta dunque una fase di gioco, quella della pulizia sul giocatore che difende la ruck, che produce vittime senza tregua.
Nella finale dei Mondiali, lo scorso autunno, un incauto intervento di Frizell su Mbonambi, dopo soli settanta secondi, determinò l’uscita anzitempo dal campo del tallonatore sudafricano e il “giallo” per il flanker degli All Blacks.
Tre anni fa, il “crocodile roll” di Sebastian Negri su Jack Willis (guarda qui), in Italia-Inghilterra all’Olimpico, causò la rottura dei legamenti del ginocchio dell’inglese, ma fu giudicato perfettamente regolare dagli esperti della televisione inglese. Un po’ più di attenzione per l’incolumità di atleti e atlete, al di là di come vengono interpretate le regole e delle frasi di circostanza prodotte a difesa dei presunti colpevoli, forse gioverebbe alla loro salute e alla reputazione del gioco.