di Walter Pozzebon
Nell’euforia generale che solo un grande evento come il 6 Nazioni sa generare, abbiamo anche assistito a situazioni sinora inedite, talvolta spiacevoli. Se qualche telespettatore avesse tolto l’audio della telecronaca di Scozia-Francia per godersi l’atmosfera live del match, sarebbe rimasto di stucco quando, intorno al 60’, Murrayfield è stato investito da sonori BOOOH. La gente non si stava scagliando contro chissà quale scorrettezza. Esprimeva disappunto per l’infinita serie di ping pong tra le due squadre.
La legge Dupont stava lasciando il suo brutto segno sull’ennesima partita.
L’atmosfera magica dello stadio scozzese era stata inquinata.
Se ne è parlato molto in questo torneo. La regola 10.7 stabilisce che un giocatore in fuorigioco possa essere rimesso in posizione regolare se un compagno in gioco lo supera (10.7.a) o se un avversario compie una di queste quattro azioni (10.7.b): porta la palla per 5 metri; passa la palla; calcia la palla; tocca intenzionalmente la palla senza guadagnarne il possesso.
Ma siamo nell’era del professionismo, e ogni più piccolo dettaglio nel regolamento è scandagliato per trarne il maggior beneficio possibile in campo. Chiedete pure ad Erasmus. Antoine Dupont quel giorno si è messo seduto con il suo bel tomo delle regole, se le è studiate per bene e ha capito come impedire agli avversari contrattaccare: se il ricevitore del pallone si muove, o passa la palla, i giocatori davanti a chi ha calciato non sono in fuorigioco e non sono obbligati a retrocedere. Va da sé che lo spazio per il contrattacco è ridotto e correre con il pallone non conviene. Evidentemente non erano state prese in considerazione gli effetti indesiderati della pillola.
Francia-Scozia è stata una partita che tutto sommato ha avuto un ottimo ball-in play (circa 39 minuti). Di solito una simile quantità di tempo effettivo è sinonimo di spettacolo: più tempo effettivo, più azioni, più azioni d’attacco, più marcature. Be’, non è così.
La partita è stata tempestata di calci, ben 85, per un totale di circa 3.000 metri di tragitto della palla in aria, un dato elevatissimo. La media è stata di un calcio ogni 2 ruck da entrambe le parti.
Lo spettacolo si è definitivamente sciolto nel secondo tempo quando le squadre hanno calciato 59 volte, 1.5 al minuto, dando vita a due enormi sequenze di calcio-tennis durate più o meno 50 secondi ciascuna (una delle quali appunto attorno al 60° minuto di gioco).Clicca qui per vedere come ha spiegato la faccenda la tivù irlandese
Nigel Owens l’ha definita a ragione “una situazione farsesca” e suggerisce di inserire una regola che impone a tutti i giocatori che si trovano davanti al proprio calciatore di tornare indietro per farsi rimettere in gioco.
World rugby ha preso subito le contromosse e l’ha abolita, in via sperimentale, nel Super Rugby Pacific. “Vogliamo creare un rugby più divertente sia per gli spettatori che per i giocatori, che saranno ora più incoraggiati a contrattaccare” ha detto Malloy, chairman del SPR.
Una presa al volo di Paolo Garbisi contro l’Inghilterra (foto Ottavio Tomasini)
Sembra che i primi a caldeggiare il trial siano stati proprio i Wallabies, che non stanno certo navigando in acque tranquille.
La Federazione Australiana infatti sta attraversando un momento finanziariamente imbarazzante, con i Rebels di Melbourne in amministrazione controllata e una fuga di spettatori dagli stadi a dir poco deprimente (vedere una partita di SRP per credere). Il tutto con il tour dei Lions alle porte. È evidente che anche nella Sancta Santorum del rugby mondiale sembra prevalere quell’idea presa in prestito dagli americani secondo la quale è “l’attacco a guidare i veri affari negli sport di contatto”.
nella foto di apertura un calcio di George Ford sotto la pressione di Alessandro Garbisi (foto Ottavio Tomasini)