E adesso dopo la miglior sconfitta della nostra storia contro l’Inghilterra (24-27, 3-2 il conto delle mete a favore dell’Italia) non sappiamo da che parte girarci, da quella della fiducia ritrovata dopo la disillusione che ci eravamo portati indietro insieme con due legnate dolorosissime dal Mondiale, o da quella del rinnovato pessimismo, perché in fondo giorni così carichi di speranza li abbiamo già vissuti tante, tantissime, volte, per poi doverci ritrovare puntualmente a fare una giravolta e ripassare dal via.
La partita ci lascia addosso uno strano aroma agrodolce, l’Italia ha segnato più mete dell’Inghilterra, le ha impedito di razzolare per andarsene con il punto di bonus come tutti nelle ultime stagioni erano soliti fare, ha mosso la propria classifica con il premio difensivo e chiuso con lo scarto negativo più basso di sempre nella storia dei confronti diretti. Ma ha perso.
Gonzalo Quesada aveva accennato a qualche cambiamento nella tattica più che nella sostanza, pochi, come poco è il tempo in cui è potuto stare con la squadra, e con gli stessi uomini di ritorno dal Mondiale ha costruito una prestazione concreta, limitando gli errori, senza però riuscire ad arginare i fondamenti del gioco inglese: conquista di territorio ogni volta che si può con i calci tattici, battaglia aerea dominante e asfissiante pressione terrena, competenza nei punti di incontro, solidità alla fonte del gioco. L’Italia ha segnato 2 mete splendide con Ale Garbisi prima e Allan poi, esteticamente molto più belle di ogni azione inglese, ha difeso con ordine nelle driving maul da touche, ha placcato tantissimo e con ottime percentuali di successo, non è crollata sotto al lavoro ai fianchi degli avanti inglesi, una goccia continua che avrebbe bucato il travertino, ma ha perso 3 touche e una mischia e concesso 3 calci di punizione in più di quanti ne abbia guadagnati: quei 3 calci che alla fine hanno disegnato la differenza nel punteggio.
La meta di Ioane all’ottantesimo minuto (foto di Stefano Delfrate)
Resta da raccontare ancora una volta di un gioco al piede deficitario, dettagli, ma la palla sparata al cielo da Ford ha sempre creato vantaggi, la risposta azzurra mai è sembrata una scelta, quasi sempre una liberazione da problemi più grandi di noi. Però, c’è un però, contro gli inventori del Gioco mai eravamo arrivati così vicino alla meta, anche se, sarà per l’abitudine, a respirare l’umore dello stadio non c’è stato un solo attimo in cui si potesse pensare di essere di fronte al giorno in cui si sarebbe fatta la storia.
Ripartiamo da qui, siamo abituati. A guardarla bene la direzione sembra quella giusta, ma il Torneo è lungo e noi, purtroppo, che festeggiamo con lui le nozze d’argento, conosciamo a menadito la sua perfidia.
Nella foto del titolo, la meta di Ale Garbisi (Giampiero Sposito -Getty Image/federugby)
Roma, Stadio Olimpico, 3 febbraio 2024
Italia v Inghilterra 24-27 (primo tempo 17-14)
Italia: Allan; Pani (29’ st. Mori), Brex, Menoncello, Ioane; Garbisi P., Garbisi A (13’ st. Varney).; Cannone L (6’ st. Zuliani)., Lamaro (Cap), Negri (26’ st. Izekor); Ruzza (34’ st. Zambonin), Cannone N., Ceccarelli (6’ st. Zilocchi), Lucchesi (13’ st. Nicotera), Fischetti (26’st. Spagnolo) . all. Gonzalo Quesada
Inghilterra: Steward; Freeman (38’ st. Feyi-Waboso), Slade, Dingwall, Daly; Ford (26’st. Smith), Mitchell (20’ st. Care); Earl, Underhill (26’ st. Cunningham-South), Roots; Chessum (32’ st. Coles), Itoje; Stuart (16’ st. Cole), George (Cap, 34’ st. Dan), Marler (36’ st. Obano). all: Steve Borthwick
arb:itro Paul Williams (NZR)
Cartellini: 36’ st. Daly (Eng); 41’ st Lamaro (Ita)
Marcatori: 5’ cp. Allan, 12’ meta Ale Garbisi tr. Allan; 16’ cp. Ford ; 20’ meta Daly, 26’ meta Allan tr. Allan; 33’ cp. Ford , 37’ cp. Ford s.t. 5’ meta Mitchell tr. Ford ; 14’ Ford , 26’ cp. Ford , 45’ meta.Ioane tr. Allan
Calciatori: Allan (3/4); Ford (6/7); Garbisi (1/1)
Player of the Match: Ethan Roots (Eng)
Note: pomeriggio soleggiato, 57000 spettatori