L’Italia ha perso di poco dall’Inghilterra, che poi ha battuto di misura anche il Galles, che aveva perso di un solo punto dalla Scozia, che ha ceduto al fotofinish (meglio sarebbe dire al videofinish) alla Francia, che si era vista espugnare il terreno di casa dall’Irlanda, che ha superato ampiamente l’Italia.
Potrebbe anche sembrare una filastrocca di Angelo Branduardi, ma in realtà c’è il succo delle prime due giornate del Sei Nazioni. Quattro partite sul filo del rasoio e due finite con largo margine. In queste due ad agire da padrona è stata l’Irlanda. Troppo forte, strutturata e organizzata sia in difesa che in attacco, con grandi abilità individuali e collettive.
I nostri ne hanno fatto le spese, sicuro, hanno preso sei mete e non si sono mai avvicinati a segnarne una. Ma l’impressione è che al momento i Verdi possano riproporre la loro netta superiorità anche contro le altre squadre del torneo. Una possibile eccezione? Il match in casa dell’Inghilterra, che dall’inizio dei Mondiali dello scorso anno ha perso (di un punto) solo la semifinale con il Sudafrica.
Mischia fra Scozia e Francia con il capitano scozzese Rory Darge pronto all’ingaggio (foto SRU)
Gli inglesi non brillano quasi mai, ma di solito vincono, cosa che nel torneo 2024 non è finora riuscita, oltre che agli Azzurri, a un Galles forse troppo acerbo per giocare una partita intera a un livello adeguato. Mentre la Scozia, dopo che in avvio aveva rischiato di buttare via proprio l’incontro con i gallesi, ha peccato di razionalità (e forse di coraggio) prima di essere defraudata di una meta finale che le sarebbe valsa il successo con Francia. Ecco, la Francia, che è orfana della coppia mediana Dupont-‘Ntamack (il secondo, peraltro, mancava già in Coppa del Mondo) sembra dover recuperare fluidità e brillantezza, oltre a una bella quota di convinzione.
Allora, mettiamola cosi, con l’Irlanda almeno temporaneamente fuori concorso e le altre cinque che, quando si affrontano tra di loro, per ora mettono in scena spettacoli non eccelsi e non ci aiutano a capire fino in fondo quale potrà essere la loro collocazione finale nel Torneo.
Prendiamoci la pausa, lasciamo alle spalle un’esperienza dublinese indubbiamente molto pesante e contiamo da uno a quattro: uno, il punto che a Cardiff ha condannato il Galles alla sconfitta con gli scozzesi per 26-27; due, le lunghezze che hanno consentito all’Inghilterra di superare il Galles (16-14); tre, la distanza fra Inghilterra e Italia all’Olimpico: 27-24 il punteggio, il margine più ridotto di sempre tra le due squadre; quattro, il distacco tra Francia e Scozia a Edimburgo, finita 20-16 per gli ospiti.
Ci sono cinque squadre, insomma, ancora in cerca di quello che manca. Bisognerà vedere chi è in grado di progredire, anche riflettendo sui propri errori. Certo, in teoria l’Italia rimane un gradino più in basso rispetto alle altre e la prova dell’Aviva Stadium non smentisce questa impressione, ma c’è il tempo per assimilare meglio le novità portate dal ct Quesada e ottenere qualche soddisfazione.
Nella foto del titolo un attacco palla in mano di Nacho Brex contro l’Irlanda (foto Charles McQuillan – Federugby/Federugby via Getty Images)