La Calcutta Cup rimane in mano scozzese. Va così dal 2021. Quel che capita a Murrayfield, al 100° compleanno, scatena la gioia irlandese. La via per il secondo Slam consecutivo è aperta. I blu sono felici, ma sono anche autorizzati a recriminare: se l’arbitro Nik Berry e il Tmo avessero concesso la meta del sorpasso sulla Francia, ora la squadra di Greg Townsend sarebbe a quota 12, virtualmente in corsa per il Torneo, anche se di questi tempi un viaggio all’Aviva è una missione di quelle che vengono intraprese spesso da Tom Cruise.
Per un quarto d’ora la Scozia è un meccanismo inceppato e sempre in quel segmento di tempo sembra che Steve Borthwick abbia fatto la scelta giusta rinunciando a Steward e promuovendo Furbank. L’obiettivo è abbandonare vecchi sentieri – cariche su cariche degli avanti – e promuovere un rugby di corsa. Va proprio così: Earl si stacca dalla mischia e trova i blu piuttosto addormentati; palla a Daly che quanto ad arte del passaggio ha pochi eguali. Furbank va sino in fondo. Confusione, palloni caduti in avanti, buona pressione degli inglesi: Murrayfield tace.
Poi, il primo lampo. Comincia a scoccarlo Tuipolutu che scova un intervallo per consegnare la palla al suo compagno di sempre, il suo “gemello”, Huw Jones. Ora il varco è ampio e dentro si precipita Duhan van der Merwe che aggancia l’ovale e decide di fare da solo. Gli inglesi gli puntano addosso ma non è facile fermare quel bel Sigfrido che viene dal Sudafrica.
Finn Russell, autore di 15 punti dalla piazzola
Gli scozzesi prendono animo e a Russell basta qualche occhiata per far capire dove andranno – e con quale scopo – le sue parabole. C’è più ordine, più attenzione. E quando Ford serve a Furbank una palla alta e l’estremo la perde in avanti, van der Merwe la intercetta e decide ancora di fare da solo, ma questa volta è a settanta metri dal traguardo. Non importa, lui va, correndo a un palmo dalla linea laterale. Sino in fondo. Dopo la 24a, arriva la 25a meta. L’una e l’altra prevedono trasformazioni difficili, non per Finn Russell. Buon piede – ma non è una novità – anche quello di George Ford: drop da quaranta metri e squadre vicine, 17-13, all’intervallo. Gli scozzesi disegnano quel che rimarrà negli archivi della loro fortezza e nel cuore dei tifosi al 5’: vincono una touche e Redpath, figlio d’arte, si infila in una breccia. Placcato, riesce ad allungare l’ovale a Russell che di mezzo esterno esibisce una delle specialità della casa, il calcio-passaggio. Tutto perfetto, anche il rimbalzo. Van der Merwe raccoglie e depone il maxi-uovo. Hat trick, dicono da queste parti.
Al 26’, sul 30-16 (nel frattempo un calcio di Ford e due di Russell) e dopo un ritorno all’antico degli inglesi con una serie di attacchi frontali (Earl carica come un toro), i bianchi creano un dubbio ai padroni di casa, che sia a Cardiff che con la Francia avevano accusato cali finali: per una volta la difesa non è una morsa e Spencer, entrato al posto del veterano Care, trova il giovane e potente Feyi-Waboso che indovina il corridoio giusto. Un altro Fin (ma con una n sola), il biondo Smith spedisce sul palo, 30-21 con quasi un quarto d’ora a disposizione. L’abnegazione degli scozzesi prende la forma di un drive che fa arretrare il “vecchio nemico” di trenta metri. Per finire in gloria la sua giornata, van der Merwe trova anche il tempo per un placcaggio a rovesciare e rimedia un giallo da bunker. Ma non c’è alto livello di pericolosità e così per l’Olimpico ci sarà. Il pericolo pubblico numero 11.
Nella foto del titolo, la seconda delle tre mete di Duhan van der Merwe (foto SRU)
Murrayfield, 24 febbraiio
Scozia-Inghilterra 30-21 (primo tempo 17-13)
Scozia: 3 mete (van der Merwe al 19′, 29′, 44′); Trasformazioni: 3 Russell (20′, 30′, 46′); cp: 3 Russell (34′, 56′, 65′)
Inghilterra: 2 mete (Furbank al 4′, Feyi-Waboso al 66′); Trasformazioni: una (Ford al 6′); drop: uno (Ford 35); cp: due (Ford al 14′ e al 49″)