Da Dublino
Guardi Gonzalo Quesada, il ct azzurro, e hai netta la sensazione che sia stato preso in contropiede, che una squadra capace di questa involuzione di gioco in solo una settimana non se l’aspettasse. “Imparo qualcosa ogni giorno dalla squadra – dice sollecitato – lavoriamo per sviluppare la nostra idea di gioco, ma il rugby resta il rugby: senza conquista non si mette pressione a nessuno. Vincere? Per farlo avremmo dovuto fare una partita straordinaria”. E’ evidente che non è stato così, ma fra partita straordinaria e il disastro con l’Irlanda ci sono tante possibilità. “Molto difficile trovare qualcosa di positivo, non abbiamo messo in campo niente di quello che avevamo preparato – aggiunge – nel primo tempo la nostra difesa non ha mai aggredito l’avversario e così la linea del vantaggio si è abbassata, nel secondo non c’è stata qualità nella conquista, anzi non ci sono stati palloni giocabili”. E perché è successo? “A caldo non ho una risposta, dobbiamo analizzare quello che è accaduto, parlare con i giocatori per capire quali sono state le loro sensazioni in campo”. Poi azzarda un’analisi: “Non siamo stati capaci di utilizzare bene il nostro possesso, a ogni sequenza positiva sono seguite sequenze negative e questo ci ha impedito di mettere pressione agli avversari, di tornare in partita”.
Michele Lamaro, capitano degli azzurri, è sempre lucido e severo nelle sue analisi, ma anche stanco, forse, di ripetere cose già sentite. “Noi siamo meglio di quelli che avete visto oggi. Ma siamo frustrati, abbiamo fatto un’ottima settimana di preparazione al match, ma la prestazione sono questi 80 minuti. Manca sempre qualcosa, siamo cresciuti in difesa rispetto all’Inghilterra, ma quando hai la palla devi essere capace di sfruttarla per mettere dubbi agli avversari. Non lo abbiamo fatto”. E sulla conquista: “E’ sempre complicata, i dettagli fanno la differenza. Loro ci hanno studiato molto bene, in touche e in mischia ci hanno messi sotto pressione. Trovare delle soluzioni in corsa non è mai facile. Ci hanno condizionati”.
E’ difficile ma non impossibile, sempre che si prepari un piano B. “Non lo avevamo – dice Federico Ruzza, seconda linea azzurra, l’uomo che chiama gli schemi della rimessa laterale – “Non è una prestazione soddisfacente, sono stati molto bravi a metterci sotto pressione. Hanno due ottimi saltatori, Ryan e Baird, hanno saputo leggere più di qualche nostro movimento e questo ha avuto un riflesso su tutta la partita. Ora analizzeremo meglio quello che è successo per imparare dai nostri errori e trarre una lezione da questa partita. Ci prepareremo meglio per le prossime, oggi sarebbe servito un piano B, certo, che però non avevamo. La lezione è questa”.
“E’ stata una partita molto dura, giocata con uno scarso possesso e la conseguente impossibilità di fare lanci di gioco – dice Federico Mori, entrato a 23 dalla fine quando l’Italia si è trovata in 14 per il giallo a Menoncello – e quando devi solo difendere puoi essere anche perfetto ma alla fine gli avversari lo spazio per segnare lo trovano”.
La foto: gli azzurri cantano l’inno di Mameli all’inizio della partita (Foto di Charles McQuillan – Federugby via Getty Images)