“Fabien Galthié e Charles Ollivon sono qui per rispondere alle vostre domande. Dite il vostro nome e quello della vostra testata”. Silenzio, il ct francese guarda i giornalisti. Ancora silenzio. Poi, visto l’imbarazzo dei colleghi francesi, alza la mano uno dei tre giornalisti italiani presenti: “Che succede alla Francia?”. Le conferenze stampa dopo una partita come Francia-Italia si fanno complicate. Tutti soffrono, ma c’è chi lo fa con un lieve sottile sorriso e chi invece parla con un filo di voce, e anzi vorrebbe non parlare per niente. Provate a immaginare la scena. Galthié vorrebbe essere altrove, si vede. “E’ un torneo duro il nostro, dopo la difficile vittoria con la Scozia (quella che a detta del mondo intero è stata un furto senza senso per una meta sacrosanta non data agli scozzesi alla fine ndr) credevamo di poter essere nel match oggi. Abbiamo cominciato e ci sentivamo forti, poi il coraggio degli italiani ci ha bloccato nella nostra avanzata, non riuscivamo a ottenere vantaggi, gli italiani erano sempre lì”. Quasi un bollettino di guerra più che l’analisi di una partita. “Non sono né in collera né abbattuto, ma siamo nell’anno terribile. Ora non ci resta che affrontare Galles e Inghilterra con grande forza. Dobbiamo mettere in campo intensità ed energia, una resilienza dolorosa”. Resilienza dolorosa, il titolo di un libro.
Gonzalo Quesada, ct dell’Italia, quello che sarebbe accaduto a Lille lo aveva detto chiaro in un’intervista: “Combatteremo con la Francia ogni minuto, fino alla fine, quello che voglio è questo. Solo dopo tireremo le somme”. Sapeva cosa aveva preparato e che forse avremmo potuto vincere, ma non lo aveva fatto trasparire. E poi l’astuzia della sorpresa. Appena arrivato alla guida della nazionale aveva detto: “Niente uscite avventurose dai nostri 22, penseremo all’attacco solo una volta fuori indenni dalle zone più rischiose”. Si erano rilassati i dirigenti federali che di Kieran Crowley non amavano il dogma dell’attacco comunque e dovunque, si erano rilassati, forse gli analisti e gli strateghi dei nostri avversari. “No, vedi, stanno là dietro e al massimo calciano in touche o in campo”. Invece…
La meta di Capuozzo è arrivata da un contrattacco dai 22. Un’azione che ha sorpreso i francesi. Imprevedibile. Ma studiata. “L’idea che Gonza (il soprannome degli azzurri al loro ct ndr) ci ha trasmesso è di essere imprevedibili. E ci ha dato la libertà di farlo, di sfruttare la nostra imprevedibilità, un’idea condivisa da tutti noi che siamo pronti a sfruttare le occasioni che si presentano, al piede e alla mano”. Ma anche imprevedibilità nella strategia. “Questa azione era nel piano di gioco”, dice Gonzalo Quesada, e sorride con gli occhi.
Galthié e Ollivon soli al tavolo della conferenza stampa, la solitudine di un momento difficile (Foto AllRugby)