Attenti alla traduzione: Marcus Smith si è infortunato al polpaccio non al vitello e ha buone (anzi, cattive) chances di perdere tutto il Torneo. L’avvertenza – o il lost in translation – è d’obbligo quando spesso ankle, cavigila, viene proposto come anca. I giocatori di rugby come i vecchietti che se la fanno impiantare in titanio?
E così, nella sterminata serie di assenze che Steve Borthwick deve registrare si aggiunge anche il geniale – e a volte un po’ irritante – Arlecchino anglo-filippino che interpreta il gioco in un modo tutto suo e che poteva essere un’arma tagliante quanto può esserlo Angelino Capuozzo. Anche nell’era dei pesi massimi e dei muscoloni il gioco può esser interpretato come una fantasia al potere.
L’elenco su cui il ct inglese non può contare è imponente e lungo come una squadra, più o meno quella che, contro ogni attesa, contro ogni pronostico, arrivò quasi in fondo in Coppa del Mondo, terza, prima dell’emisfero boreale, confermando il podio di Yokohama, conquistato sotto la reggenza di Eddie Jones, il suo maggior titolo prima di finire a capofitto nel regno della mediocrità.
Assenti: il capitano Owen Farrell, offeso dai fischi e ferito dai flutti dei social media, si è preso una pausa dal rugby internazionale e lascerà i Saracens per il Racing 92; Courtney Lawes, Johnny May e Ben Youngs si sono ritirati; Henry Arundell, Joe Marchant, David Ribbans e Jack Willis non sono eleggibili perché emigrati a riscuotere ricchi stipendi in Francia (un anacronistico regolamento della Rugby Football Union vieta a chi gioca oltre Manica di indossare la maglia bianca), Tom Curry, George Martin, Manu Tuilagi, Ollie Lawrence, Luke Cowan Dickie sono infortunati. E anche Alex Mitchell, mediano di mischia, non è in buone condizioni.,
Conoscendo il pragmatismo di Borthwick, avrà steso un piano di battaglia molto semplice, centrato sulla mischia e sul gioco al piede (ma il compito toccherà allo sperimentato e sempre discusso George Ford o al giovane Fin Smith, privo di cap?) confidando in qualche irruzione da dietro di Freddie Steward e nel ritorno, nel mezzo del campo, del giubilato e richiamato Harry Slade.
La battuta che gira tra suiveur affetti da sogni irrazionali (vedi gli ultimi due match in Coppa del Mondo…), spesso ustionati da precedenti esperienze ma fermi nel loro ottimismo, è: se un italiano ha vinto uno Slam, perché l’Italia non dovrebbe battere l’Inghilterra? A quel punto, le loro assenze potrebbero sbiadire, esser dimenticate. A tutti, prima o poi, capita l’ora più buia. E a qualcuno può sorridere, come un raggio di sole, l’ora più bella.
Nella foto di Dan Mullan-Getty Images – da sinistra, Andy Farrell, Olly Chessum, George Ford e Freddy Steward con la medaglia del terzo posto ai Mondiali. Gli ultimi tre dovrebbero esseri disponibili per l’esordio contro l’Italia. Farrell si è preso una stagione di riposo prima di trasferirsi in Francia, al Racing 92