A sollevare l’ipotesi di una squadra sudafricana stanca e meno preparata fisicamente dell’Inghilterra è stato Clive Woodward il coach che nel 2003 portò la squadra della rosa al titolo in Australia. Woodward punta il dito sulle continue interruzioni di cui gli Springboks sarebbero maestri nell’approfittare e sul fatto che Erasmus e Nienaber abbiamo trovato il sistema di ruotare continuamente i giocatori, tra protocolli HIA e altri infortuni: contro la Francia, Duane Vermeulen è uscito al 51’ ed è rientrato dopo 10’, du Toit è stato sostituito al momento del rientro di Vermeulen ed è tornato in campo una dozzina di minuti più tardi. In questa girandola di cambi, Kwagga Smith risulta dal referto ufficiale aver sostituito nell’ordine, Vermeulen al 51’, du Toit al 61’ e Mbonambi al 75’. Insomma la fisicità dei Boks avrebbe bisogno di frequenti pit stop. Forse. Per questo Steve Borthwick pare aver messo nel mirino il calo degli avversari nella ripresa, lasciando inizialmente in panchina Sinckler, Genge, Chessum, Ford e Lawrence, gente che può dare una scossa entrando a partita in corso. Contro le Fiji, l’Inghilterra ha giocato molto al piede (33 calci, ovvero il 68% del possesso), gli Springboks, in questo torneo hanno calciato meno (22 calci a partita, pari al 51% dei palloni avuti a disposizione). Stiamo parlando di due squadre che apparentemente preferiscono lasciare la palla agli avversari. Lenta per entrambe l’uscita del pallone dalle ruck, (4”79 per l’Inghilterra, 3”89 per il Sudafrica). Nessuna delle due è molto efficiente nei 22 avversari: l’Inghilterra ha una media di 2,47 punti per visita, compensata dal fatto però che è seconda solo agli All Blacks per numero di ingressi nella zona rossa (12,2 a partita). Due mete su tre del Sudafrica contro la Francia sono arrivate invece con volate dalla lunga distanza, dopo aver recuperato il pallone sul rimbalzo di un calcio a seguire. La terza da un pallone di recupero, con innesco al piede della velocità di Kolbe.
Gli Springboks sono entrati nei 22 avversari una media di 10 volte a partita e, nei quarti di finale, dopo il Galles, sono la formazione che ha trascorso meno tempo in attacco sotto i pali avversari, raccogliendo una media 3, 25 punti a visita. Delle quattro rimaste, il Sudafrica è quella che ha avuto fin qui meno possesso e meno territorio, ha effettuato meno cariche (una media di 102 a partita) e battuto meno difensori. Tuttavia gli Springboks il 54% delle volte vanno oltre la linea del vantaggio e sebbene fin qui siano stati costretti a placcare più degli avversari (una media di 130 placcaggi a partita), hanno il maggior tasso di placcaggi dominanti, una quindicina per match.
L’Inghilterra ha la miglior mischia, la touche è in linea con quella dei sudafricani (91%), ha la percentuale più alta di successo in difesa (86% dei placcaggi) ma quelli dominanti sono la metà di quelli degli Springboks. Ben Earl è l’uomo che ha portato avanti più palloni, ha fatto più metri, più “buchi”, ha battuto più difensori e placcato di più. Gli Springboks concedono pochissimi falli e sono la squadra che conquista più turnover sui punti d’incontri. Sarà una battagli di attriti pesanti. Per vincere la quale ci vorrà da entrambe le parti, molta, molta concentrazione.