Union o League? Andy Farrell, capo allenatore dell’Irlanda, Wigan e Gran Bretagna, è una leggenda del gioco a 13. Shaun Edwards, tecnico della difesa del Galles, ora alla Francia, viene da quel mondo, così come Kevin Sinfiield, che dal Leicester ha seguito Steve Borthwick nell’avventura alla guida dell’Inghilterra. E sempre da quel rugby che viene dal nord-est è Mike Forshaw, che cura la difesa gallese. Tutti in ballo nel fine settimana degli scontri totali. Di tredicisti ne aveva un paio (Brett Hodgson e Jon Clarke) anche Eddie Jones ma non è andata tanto bene.
Il passaggio di tecnici da un codice all’altro è iniziato un quarto di secolo fa quando Clive Woodward chiamò nel suo pletorico staff Phil Larder che andò a fare pratica a Leicester. Ne nacque un manuale che provocò lo stupore di Martin Johnson e di Neil Back: “Perché il nome di Phil non viene citato?”. Era ancora il tempo – ma stava finendo – in cui quelli della League erano guardati come eretici. O peggio, come membri di un rugby minore, incistato nelle zone proletarie d’Inghilterra.
Con il passaggio al professionismo, questa visione anacronistica è caduta. Jason Robinson è stato determinante, vent’anni fa, nella conquista della Coppa del Mondo e l’apporto tecnico è diventato sempre più rilevante. “L’influenza della League – dice Lee Radford, allenatore della difesa a Northampton, anche lui proveniente da quel codice – non è solo legato alla difesa. E’ sufficiente osservare il gioco dell’Irlanda, la capacità di fare superiorità contro difese organizzate. E’ nato un nuovo stile”.
Nella foto Andy Farrell (foto INPHO/Dan Sheridan, via IRFU)