L’Italia esce a testa bassa dal Mondiale, sconfitta 60-7 dalla Francia dopo aver subito, sette giorni prima, 96 punti dagli All Blacks (a 17). Quella contro i Coqs è stata la seconda peggior batosta degli Azzurri contro la Francia, dopo il 60-13 del 1967 a Tolone (allora i francesi misero a segno 11 mete, ma la marcatura valeva solo 3 punti, non 5 come ora). Quel risultato fece sì che i francesi per i successivi vent’anni rifiutarono di schierare contro l’Italia la squadra migliore. I tempi sono cambiati, stavolta non succederà niente di simile. Ma, certo, la posizione dell’Italia esce tremendamente ridimensionata in vista delle strategie che a livello internazionale intendono ridisegnare il futuro del rugby in chiave commerciale.
I risultati delle ultime due partite, dopo i successi contro la Namibia e l’Uruguay, fotografano un disastro sportivo, ingigantito dall’assurda creazione di un eccesso di aspettative, cominciato alla viglia del Sei Nazioni, quando si parlò di due vittorie come obiettivo minimo e della possibilità concreta di vincere per la prima volta con l’Inghilterra a Twickenham. È continuato all’avvicinarsi del Mondiale, con l’Italia inserita in un girone con Francia e Nuova Zelanda, due squadre la cui consistenza non poteva alimentare per gli Azzurri speranze reali di qualificazione. Il tonfo è stato pesante e grave. Dalla Francia l’Italia torna senza allenatore, Crowley, sfiduciato da tempo e già accasato in Giappone. Nel prossimo futuro lo sostituirà Quesada (la presentazione ufficiale il 31 ottobre) che dovrà ripartire quasi da zero.
Cosa troverà l’argentino al suo arrivo in Italia? L’analisi l’ha fatta dopo la sconfitta con la Francia, il capitano Lamaro: la squadra è stata travolta fisicamente in entrambe le partite che contavano in questo Mondiale: quella contro gli All Blacks e quella contro i Coqs. “E se non vinci la battaglia frontale, nel rugby c’è poco da fare, siamo stati battuti nelle basi del gioco, superati fisicamente, e quando è così vincere è impossibile”. La conquista non è un optional. Dunque il futuro riparte senza basi solide. “E senza giocatori: abbiamo solo due franchigie imbottite di stranieri. ha detto Crowley – I francesi hanno 28 tallonatori francesi, noi a mala pena ne abbiamo due”.
L’uscita dal campo, all’inizio della ripresa, di uno spaesato Lamaro è sembrato la fotografia di una squadra a corto di leadership, in balia di una pressione eccessiva creata da dichiarazioni scriteriate ed aspettative fuori misura. E il gruppo cui era stato demandato il compito di supplire alle possibili carenze fisiche e tecniche di un movimento con numeri risicati rispetto agli altri paesi si è sgretolato sotto i colpi di maglio di avversari troppo più forti per essere affrontati alla pari. Capuozzo, giocatore di straordinarie qualità, a questi livelli diventa un bersaglio troppo facile per squadre che ne mettono nel mirino la fragilità; fuori (per cinque mesi) al Sei Nazioni contro l’Irlanda, contro la Francia è stato sostituito dopo mezz’ora per un altro colpo duro.
Allan si è confermato un calciatore preciso. Zuliani può essere uno degli uomini su cui costruire il futuro. Ma i 60 punti (8 mete) della Francia, dopo i 96 degli All Blacks, dicono che l’Italia volando troppo alto si è bruciata le ali. Dovrà tornare con i piedi per terra, già, ma dove? Il campionato di Serie A Elitè comincia in questo week end con le squadre, tutte e nove, in rotta totale con la federazione. I giovani vanno all’estero perché in Italia non si cresce e soprattutto non si gioca perché i club sono imbottiti di stranieri. Siamo a un altro anno zero.
Le foto sono di Photo by Michael Steele – World Rugby/World Rugby via Getty Images