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WXV 2

L’interrogativo di questo incontro era se ed in quale misura il Giappone, con il suo approccio disciplinato al breakdown, sarebbe stato in grado di impensierire la Scozia, perlomeno nel senso di tenere il punteggio in dimensioni accettabili. Il primo tempo (giocato, va detto, in favore di vento) ha dato questa impressione: il Giappone ha contenuto al meglio le offensive scozzesi, compresa la loro temuta driving maul, ed è stato efficace anche in attacco, portandosi in vantaggio con la terza linea e capitana Nagata. La reazione scozzese ha portato al pareggio soltanto a tempo scaduto. La meta tecnica concessa dopo ripetuti crolli della mischia nipponica, ed il cartellino giallo al pilone che ne è risultato, hanno però segnato la svolta del match. È infatti arrivata dopo almeno dieci minuti in cui le avanti giapponesi avevano iniziato a cedere in mischia, una tendenza accentuata nella ripresa. Combinato con le difficoltà evidenziate sin dal primo momento in rimessa laterale, questo ha privato il Giappone di un possesso di qualità adeguata ed ha permesso alla Scozia di dilagare, marcando altre cinque mete. L’ultima di queste, che ha fissato il punteggio sul 38-7 a due minuti dal termine, sarebbe poi stata sufficiente come si è poi visto a garantire alle scozzesi la vittoria finale nel torneo.

Nel secondo incontro, ben diretto dalla nostra Clara Munarini, Samoa e Sudafrica si giocavano la permanenza in WXV2. Le due squadre si erano incontrate in amichevole la settimana precedente l’inizio del torneo, pareggiando 17-17. Nella partita che conta invece il Sudafrica ha utilizzato al meglio il vento che soffiava alle sue spalle nel corso del primo tempo per portarsi sul 26-0 e chiudendo nella sostanza la pratica. Un piano di gioco semplice ma efficace, fondato sulle penetrazioni delle avanti, ha creato spazi al largo per la realizzazione di quattro mete (di cui due con l’apertura van Rensberg). Nel secondo tempo, orgoglio e vento a favore hanno innescato una reazione di Samoa, che però non è andata oltre una meta cui ha risposto un’ulteriore segnatura di van Rensberg (precisa anche dalla piazzola, e meritato premio di player of the match), per il 33-7 finale. La retrocessione in WXV3 toglie poco ad un’esperienza che le samoane considerano comunque molto positiva, tenendo conto del limitatissimo numero di opportunità che hanno di confrontarsi con un rugby più strutturato. Al tempo stesso c’è da chiedersi se il meccanismo di promozioni/retrocessioni senza quote regionali sia quello più coerente con gli obiettivi dichiarati di World Rugby, di espandere le opportunità di crescita delle nazioni cosiddette “minori”.

WXV2 (finale): Scozia 15 (+55); Italia 15 (+53); Sudafrica 5 (-6); Giappone 5 (-22); USA 5 (-22); Samoa 1 (-58).

WXV 1

In WXV1, l’incontro (meglio: lo scontro) tra Inghilterra e Canada mostra pochi elementi a sostegno della tesi che vorrebbe le Red Roses “post-Middleton” votate ad uno stile di gioco più espansivo. Di fronte ad una delle poche squadre in grado di contrastarla sul piano fisico l’Inghilterra vince pian piano la battaglia delle collisioni. A poco più di dieci minuti dal termine il punteggio dice 33-12, frutto di cinque mete su driving maul da penal touche (quattro del tallonatore inglese Atkin-Davies, una della sua avversaria diretta Tuttosi), più una meta per parte (Kildunne e Farries) risultate da banali errori di controllo del pallone. La partita si apre – peraltro in modo abbastanza caotico – soltanto dal 69’ in poi, con due mete delle ali inglesi Breach e Macdonald (la prima propiziata da una splendida iniziativa dell’estremo inglese) a seguito di contrattacchi dalla distanza. Finisce 45-12, una punizione pesante ma sostanzialmente meritata per un Canada molto impreciso nel controllo del possesso, e che non è riuscito a sottrarsi allo scontro fisico imposto dalle avversarie.

Una delle quattro mete della neozelandese Ruby Tui contro il Galles  (foto di Hagen Hopkins – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

La più grande sorpresa della giornata la offre nuovamente la Francia, ma questa volta in negativo. Di fronte alla potenza e alla buona organizzazione australiana regge nel primo tempo, chiuso sul 10-12, poi cede nella ripresa. L’Australia si porta sul 29-10 grazie alle tre mete del pilone Eva Karpani (quattro le segnature in totale) e soltanto nel finale le transalpine con altre due mete rendono più rispettabile il punteggio (29-20). La loro incapacità di ottenere almeno un punto di bonus difensivo le taglia matematicamente fuori dalla vittoria finale, per cui rimangono invece in lizza le Black Ferns. Le neozelandesi travolgono infatti il Galles con un risultato (70-7) che avrebbe potuto essere molto più pesante con una migliore prestazione dalla piazzola (solo 5 mete trasformate sulle 12 segnate).

:L’australiana  Eva Karpani  mette a segno una delle tre mete che hanno permesso alle Wallaroos di battere la Francia a Dunedin (foto by Joe Allison/Getty Images)

WXV1 (dopo due giornate): Inghilterra 10 (+68); Nuova Zelanda 6 (+62); Canada 5 (-13); Australia 5 (-26); Francia 4 (-8); Wales 0 (-83).

Il torneo si concluderà nel prossimo fine settimana, con le sfide tra Australia e Galles (venerdì 3 novembre), Francia-Canada (sabato 4 novembre) e Nuova-Zelanda-Inghilterra (idem)

WXV 3

Nel WXV3, il Kenya conferma le buone indicazioni in termini di competitività già emerse nello scontro con la Spagna, regolando abbastanza agevolmente la Colombia (21-5). Tre mete ad una in un incontro che si caratterizza soprattutto per quella che è una rarità almeno per il momento in campo femminile, il drop messo a segno nel primo tempo dall’apertura kenyana Ann Ochieng (votata anche player of the match). Dal canto suo, il Kazakhstan subisce un’altra sconfitta catastrofica contro le Figi, ancor più pesante di quella contro l’Irlanda (118-0 e 18 mete per le figiane). Infine, nell’incontro che vale la promozione al WXV2, la Spagna tiene in scacco una squadra irlandese poco creativa per larga parte dell’incontro, mettendo in mostra una difesa attenta e un ottimo gioco al piede, particolarmente con l’estremo Argudo. Las Leonas chiudono il primo tempo sul 13-3 grazie ad una meta del centro Pena che raccoglie un pallone vagante e va in mezzo ai pali con una corsa di 70 metri, e vengono superate soltanto a sei minuti dal termine grazie alla seconda meta da drive del pack irlandese.

Le irlandesi celebrano la promozione al WXV 2 . Edel McMahon e Sam Monaghan festeggiano con le compagnie dopo la vittoria sulla Spagna a Dubai (foto di Christopher Pike – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

WXV3 (finale): Irlanda 14 (+172); Figi 11 (+165); Spagna 10 (+37); Kenya 5 (-22); Kazakhstan 4 (-221); Colombia 0 (-131).

 

Nella foto del titolo la festa delle scozzesi, con il trofeo che ha premiato le vincitrici del WXV 2, sollevato dalla capitana Rachel Malcolm (Johan Rynners – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

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