Romain Ntamack, Cyrill Baille, Jack van Poortvliet, Tommaso Menoncello. Nessuno di loro prenderà parte alla Coppa del Mondo, dopo gli infortuni sofferti, rispettivamente, contro la Scozia (i due francesi), il Galles e l’Irlanda, nelle partite di preparazione al Mondiale.
Il rugby è uno sport di contatto, su questo non c’è dubbio alcuno. È un gioco duro, talvolta durissimo, gli infortuni fanno parte delle sue caratteristiche intrinseche e della sua storia.
Ma, vivaddio, c’era bisogno di disputare una “quasi” Coppa del Mondo “amichevole” prima dell’inizio di quella ufficiale, l’8 settembre a Parigi?
Escluso il Rugby Championship, ridotto a tre sole giornate, con partite di sola andata, nel solo mese di agosto, ora della sua fine, si saranno disputati non meno di 11 (undici!) incontri fra squadre di Tier1, comprese sfide fra pesi massimi come Nuova Zelanda v Sudafrica (a Twickenham il 26 agosto), Inghilterra v Galles (due volte), Scozia v Francia (due volte), Inghilterra v Irlanda, Inghilterra v Australia.
Che senso ha? Che senso ha giocare match feroci che valgono potenzialmente la finale, a quindici giorni dall’inizio del Mondiale?
Ne fanno le spese i giocatori, la loro salute, ne beneficiano inevitabilmente le squadre che hanno rose profonde e possono alternare gli atleti. Ma data la natura stessa del rugby, è un inutile gioco al massacro di cui non si capisce la ragione.
Nessun pugile prepara un incontro per il titolo mondiale affrontando un avversario di pari valore venti giorni prima del match ufficiale. Ed è inutile nascondersi dietro un dito, alcuni degli impatti del rugby moderno sono più duri di quelli di un incontro di pugilato.
Se questa carneficina è figlia del mercato, c’è da chiedersi se ne vale la pena. Il Mondiale dovrebbe essere il palcoscenico per i migliori, non quello dei sopravvissuti. Viene da chiedersi se a comandare è il denaro, il buon senso, o un malinteso senso di onnipotenza che altri sport, il calcio per primo, hanno imparato a controllare.
In aggiunta: il WXV, il nuovo torneo autunnale femminile si disputerà praticamente (almeno due partite dell’Italia) in concomitanza con i quarti di finale e le semifinali della Coppa del mondo maschile.
Davvero a World Rugby pensano che questa bulimia sia la via migliore per promuovere la palla ovale?
Nella foto, di Andrew Cowie/Fotosportit, un calcio tattico di Romain Ntamack