Di Giacomo Bagnasco
C’era una volta il Sud. E parliamo, ormai, di un bel po’ di anni fa.
Ufficialmente, in Italia, appartengono al Meridione l’Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Campania, il Molise, la Puglia e le due isole maggiori Sardegna e Sicilia.
Risale pertanto al 2015/2016 l’ultima partecipazione di un club meridionale al massimo campionato italiano seniores, al tempo Eccellenza: L’Aquila si classificò tristemente ultima – con 17 sconfitte e una sola vittoria – e scese un gradino. Nel 2010/2011 la prima (e unica) comparsa della meteora San Gregorio Catania Rugby, mentre per l’ultima presenza in un campionato di vertice della ben più blasonata Amatori Catania si deve andare indietro di una quindicina di anni (Super 10 2007/2008). E per trovare un’altra rappresentante del Sud in quella che allora si chiamava semplicemente Serie A bisogna risalire addirittura al 1985/1986, anno della retrocessione del Benevento.
Ah, e poi ci sono gli scudetti: non ne arriva uno da 30 anni, dalla memorabile finale vinta dall’Aquila contro il favoritissimo Milan. Nel trentennio precedente la Partenope (1964/1965 e 1965/1966) e la stessa L’Aquila (1966/1967, 1968/1969, 1980/1981 e 1981/1982) si lasciarono alle spalle tutte le rivali.
La questione meridionale resta per ora insoluta anche nel rugby. E il trend, complice forse anche la pandemia, non si inverte, anzi: basta tornare alla stagione 2018/2019, prima della bufera Covid, e poi spostarsi avanti di cinque anni, al 2023/2024 prossimo alla partenza. Sotto la lente tre campionati: quello di vertice (Top12 allora, Serie A Élite adesso, con nove squadre), la Serie A e la Serie B.
Due le costanti: Sud totalmente escluso nella prima categoria di merito, e rappresentato, nelle altre due, da sole quattro regioni su otto, poiché è confermata la totale assenza di Puglia, Calabria, Basilicata e Molise.
Nel 2018/2019 quattro squadre (un’abruzzese, una campana, una siciliana e una sarda) presero parte a una Serie A composta complessivamente da 30 club, e dunque la percentuale “riservata” al Mezzogiorno fu del 13,3 per cento. In Serie B, su 48 squadre in totale, otto appartenevano al Sud (tre campane, due abruzzesi, due siciliane e una sarda), che otteneva una quota del 16,7 per cento. Considerando anche il Top12, siamo a 12 squadre meridionali su 90, cioè il 13,3% del totale.
Ed eccoci al presente. In Serie A si tocca quota quattro, con due abruzzesi (Avezzano e Paganica), una campana (Napoli Afragola) e una sarda (Amatori Alghero), che valgono l’11,1% su un totale di 36 squadre. In Serie B, su 48 partecipanti quelle del Sud sono 7, cioè il 14,6 per cento: prevale la Sicilia che ne “piazza” tre (Messina, Amatori Catania, Cus Catania), davanti alla Campania ( che vede al via il Benevento e la salernitana Arechi) e ad Abruzzo e Sardegna, rappresentate rispettivamente da Rugby L’Aquila e Capoterra.
Rispetto a cinque anni fa, nelle prime tre categorie le squadre sono leggermente aumentate (da 90 a 93), ma le meridionali hanno perso una unità (da 12 a 11) scendendo in termini percentuali dal 13,3 all’11,8. Sembra di leggere le tabelle della natalità in Italia, e non è un bel vedere.
Nella foto (Daniele Resini/Fotosportit), Serafino Ghizzoni portato in trionfo dai supporter aquilani a Padova, dopo la vittoriosa finale contro il Milan, nel 1994.