Per la “bella” hanno trovato uno sponsor: a Twickenham, che verrà rapidamente ripulito e pettinato dopo la finale di Premiership, Inghilterra e Galles giocano per la Old Mutual Wealth Cup. Terzo faccia a faccia in otto mesi: deve essere un record, anzi, lo è senza lo straccio di un dubbio. Un bel modo per darsi una scaldata in vista del tour della Rosa in Australia e del Dragone in Nuova Zelanda e per portare altri quattrini a una Rfu sempre più ricca. Ma quando si è ricchi, si sa, i soldi non bastano mai. Sufficiente chiedere a Paperone e ai suoi tuffi nel Deposito n. 1. Più alto è il livello delle monete migliore è la nuotata tra i dorati flutti.
L’etichetta di “bella” non è stata usata a caso: il 26 settembre 2015, girone della morte, i gallesi iniziarono a piantare chiodi sulla bara inglese che attendeva solo di esser caricata sul “chariot”. Al clamoroso sviluppo diedero una sostanziosa mano le scelte di Stuart Lancaster, sempre più simile a una delle riproduzioni in mostra al museo di madame Tussaud. Una partita vinta, buttata. Il 25-28 preparò lo scenario funebre di una settimana dopo, quando l’Australia passeggiò senza problemi sui titani che si erano trasformati in pollicini. Settantasette giorni fa l’Inghilterra di Eddie Jones segna ancora 25 punti e sente correre nella schiena un brivido di terrore quando i gallesi lanciano il loro serrate. L’orologio ferma lo psicodramma sul 25-21.
Tirando le somme, una vittoria a testa, 50 punti inglesi, 49 gallesi, sempre nel Tempio. Se non è una bella questa.
G. Cim.
Una carica di Gareth Davies nel match dello scorso Sei nazioni fra Galles e Inghilterra (Shaun Botterill/Getty Images).