E’ ufficiale: Conor O’Shea è il nuovo allenatore dell’Italia. Con lui arrivano anche l’inglese Mike Catt e Stephen Aboud.
Aboud, 53 anni, è il meno noto dei tre: capo della Direzione Tecnica della Irish Rugby Football Union, dal primo agosto ricoprirà la nuova posizione di Responsabile della Formazione di giocatori di alto livello giovanile sino alla Nazionale Under 20, delle Accademie e di Responsabile della Formazione degli allenatori, andando a potenziare la struttura formativa della Federazione con competenze e responsabilità che andranno dall’alto livello sino a ricadere sulle aree tecniche dei Comitati Regionali.
Nelle prime parole di O’Shea, affidate a un comunicato federale, un elemento importante da sottolineare: “Sono onorato ed eccitato all’idea di lavorare con tutte le componenti del rugby italiano per sviluppare l’indubbio potenziale che l’Italia ha come nazione rugbistica”.
Insomma, non più un uomo solo al comando, come si era sentito in questo anni Brunel e, prima di lui, Mallett e Berbizier, ma un gruppo incaricato di lavorare con tutto il movimento, dalla Nazionali, fino ai comitati regionali.
Saranno le persone giuste? Solo se sapranno fare la voce grossa al di sopra del chiacchiericcio locale. Se nell’estenuante dibattito italiano sul mio e tuo, sul qui e là, uno come Mike Catt, per esempio, saprà far pesare l’esperienza di chi ha vinto il mondiale con l’Inghilterra di Woodward. Conor O’Shea, oltre che director of rugby degli Harlequins, è stato direttore delle accademie regionali della federazione inglese e ha coordinato il monitoraggio dei giocatori di interesse nazionale in Inghilterra. Mentre Stephen Aboud è tutt’oggi a capo della direzione tecnica della Federazione irlandese. Hanno i requisiti per farcela. Ma i gradi di condottiero in Italia si guadagnano sul campo. Dopo l’applauso iniziale, qui nessuno regala niente a nessuno.
L’anagramma di Conor O’Shea è “ah sono cero”. Ne accederemo uno se farà bene.
La foto di O’Shea è di David Rogers/Getty Images