Era il mese di febbraio del 2007 quando Allrugby si presentò per la prima volta al pubblico con una domanda in apertura: c’è bisogno di un nuovo mensile di rugby?
La risposta, ovviamente, era: sì. “Questo nuovo magazine ha l’obiettivo di parlare a tutti, appassionati e non, la lingua universale del rugby e della sua cultura –scrivemmo nel primo “drop”-. Il presupposto è tanto semplice, quanto ambizioso: offrire ai lettori un prodotto editoriale di qualità applicando passione, competenza e professionalità ad uno sport poco familiare ai più, ma al quale tutti riconoscono valori nobili e grande prestigio ideale”.
Nove anni più tardi, alla viglia di un Sei Nazioni come sempre difficile e pieno di incognite per l’Italia, quegli obiettivi restano ancora attuali.Comunicazione e informazione si sono arricchite nel frattempo di nuovi supporti, informatici e digitali, l’offerta televisiva si è frastagliata e divisa in mille rivoli. Gli sponsor hanno tagliato i loro budget e molte squadre faticano a continuare. Allrugby insiste nel raccontare lo sport con la stessa passione dell’inizio.
Siamo oggi come allora una cooperativa indipendente di giornalisti e appassionati di rugby. Uno sforzo di gruppo finalizzato a portare visibilità, idee, voglia di confronto. Delle firme che in questi primi cento numeri hanno arricchito la nostra avventura trovate una selezione nelle prossime pagine. Alcuni amici sono con noi dal primo numero, altri si sono aggiunti strada facendo, altri ancora si sono persi nelle confusione di una maul o di una touche mal giocata. A tutti, indistintamente, va il nostro ringraziamento più sentito. Allrugby è qui per restare.
Gianluca Barca
Tra i vari umani difetti, quello della presunzione non ci appartiene.
Vogliamo riaffermare la nostra incoscienza, più che elencare i nostri eventuali meriti. Se ci sono, spetta ad altri evidenziarli. Per dirla con Bertrand Russell: “gli innocenti non sapevano che l’impresa era impossibile, e la fecero”. Speriamo solo ci sia riconosciuta l’innocenza…
La sfida, che appunto non ricordiamo se lanciata o raccolta – ma questo conta poco -, non si è ancora esaurita. Dopo 9 anni e 100 uscite, la curiosità è ancora nel suo pieno vigore, così come non si attenua la voglia di raccontare. Questo lo si deve all’impegno instancabile di tanti amici, prima di tutto, amanti del gioco, ma anche assai talentuosi con la penna (o la tastiera) o con la macchina fotografica.
A loro va il nostro sentito ringraziamento, così come una profonda riconoscenza va a chi ci legge e a chi, come gli inserzionisti e la Fir, nel tempo ci ha supportato con convinzione; un grazie va anche ai nostri fornitori.
100 numeri vuole essere per noi un traguardo intermedio, e non certamente un arrivo, anche perché in questo vivido, ruvido e spesso eccentrico mondo che è il rugby, pensiamo sia una missione fondamentale interporci per diffondere storie che vanno sovente estorte a protagonisti poco avvezzi a rac-contarsi, e che se lo facessero di propria iniziativa verrebbero magari presi per gli untrustworthy narrators (i cantastorie di cui non ci si può fidare) celebrati da quel genio impagabile della musica che è Randy Newman.
Arrivederci al prossimo traguardo.
Flavio Gnecchi
Presidente di Ruck ‘n’ Mole cooperativa editoriale