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Tre mete del mediano di mischia hanno permesso al Benetton di battere l’Agen al Monigo (38-24) e di tenere aperte le porte per la qualificazione ai quarti. Qui di seguito un’estratto dell’intervista a Tebaldi pubblicata su Allrugby di gennaio, in edicola in questi giorni.
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Questa è la storia di Tito Tebaldi che non molla, che combatte e che se deve scegliere un aggettivo che lo descrive opta per “caparbio”.
Perché lui alla Nazionale non ha mai smesso di credere, nemmeno nell’arco di quei tre anni (dal giugno del 2014 al giugno 2017) durate in quali la maglia azzurra è stata un miraggio.
“Ma io non ho mai smesso di crederci – dice -, perché avrei dovuto? Il mio motto è mai dire mai”.
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Parliamo della tua esperienza alla Benetton. “Sono arrivato in concomitanza con Crowley, nel momento in cui il club ripartiva dopo gli anni di Munari, Casellato… Ho percepito subito in tutti una gran voglia, un desiderio di intraprendere una nuova rotta. Nello staff c’erano uomini con un’idea molto solida, Bortolami, Ongaro, Galon gente che ha giocato e conosce bene il campo. Onestamente mi sono sentito subito una prima scelta anche se all’inizio c’era molta rotazione. Poi qualche infortunio, lo strappo di Gori contro la Francia, il problema alle costole di Bronzini, mi hanno spianato la strada”.
Però adesso c’è Duvenage…
“Dewaldt è forte, ma io non sono uno che si impressiona per la concorrenza, ne ho avuti di giocatori forti in squadra, Keats agli Aironi, Webb agli Ospreys, Danny Care agli Harlequins… Credo che la presenza di Gori sia stata lo stimolo per me di fare di più, di alzare il mio livello, di cercare di tornare in Nazionale”.
Cosa vi manca a Treviso per fare il salto di qualità?
“L’istinto del killer, quello che ti porta a dare agli avversari quello che meritano. È un fatto mentale. Come spiegare sennò la sconfitta nel derby con le Zebre, l’ultimo match della scorsa stagione, al temine di un PRO in cui abbiamo fatto il record di vittorie e battuto il Leinster a Dublino? È un risultato che ancora non mi va giù…Penso anche al match del mese scorso con i Kings a Port Elizabeth, un risultato (22-19 per il Treviso, ndr) che non rispecchia minimamente quello che si è visto in campo, dopo averli dominati per gran parte della partita”.
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Ti sei definito caparbio, che altro?
“Vorrei dire generoso, ma la mia idea di generosità non si sposa con il mettersi in evidenza, non ha altri fini, preferisco tenermele per me e dare una mano quando serve a chi ne ha bisogno. Nella squadra e fuori”.

Tito Tebaldi è nato a Parma il 23 settembre del 1987. Cresciuto nel Noceto ha debuttato in Serie A a diciannove anni con il Gran Parma, nel dicembre 2006.
In maglia azzurra ha esordito contro l’Australia a giugno del 2009. Ha giocato negli Aironi (29 partite in due stagioni di PRO12), nelle Zebre (16 partite), negli Ospreys (idem) e nel Bridgend, negli Harlequins (7 partite di Premiership) e dall’estate del 2016 veste i colori del Treviso. In Nazionale ha collezionato 29 presenze.

Nella foto di Daniele Resini/Fotosportit, la terza meta di Tebaldi nella partita con l’Agen.

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